Dario Ballantini nasce a Livorno nel 1964. Ha i primi incontri con la pittura già tra le mura di casa, con il padre che dipinge in stile neorealista e gli zii post-macchiaioli.
E' colpito dalle riproduzioni delle opere di Guttuso e Picasso, viste nei volumi degli Editori Riuniti distribuiti dal padre. Si appassiona ai fumetti (Jacovitti e gli autori Marvel) tentando di realizzarne alcuni personalmente.
Nell'adolescenza scopre le canzoni di Luigi Tenco, la cui figura diventa anche il soggetto di molti ritratti. Si iscrive all'indirizzo artistico del Liceo Sperimentale di Livorno, dove è allievo di Giancarlo Cocchia, diplomandosi nel 1984 e nel frattempo comincia anche a manifestarsi la sua feb bre da palcoscenico. A sedici anni visita a Parigi la grande mostra su Amedeo Modigliani al Museo dell'Arte Moderna, la cui opera sarà fondamentale per il suo iniziale percorso artistico. Il soggetto su cui si esercita è il volto di Totò così irregolare da ricordare le scomposizioni cubiste. Conosce e frequenta il pittore Maurilio Colombini ed il gallerista Cesare Rotini, cominciando ad esporre nell'ambito Livornese-Toscano, dapprima con un ritratto di Pier Paolo Pasolini di stampo neorealista ed in seguito - con opere dal richiamo espressionista - in collettive e personali e tre partecipazioni alla rassegna Rotonda Expò.
Nel 1989 frequenta un corso di grafica pubblicitaria tenuto dal prof. Baglioni e dello stesso anno è la sua ultima uscita personale con una mostra alla Galleria Teorema di Firenze. A questa seguirà un lungo periodo in cui l'artista si impegna soprattutto negli altri suoi campi di espressione: la televisione, il cinema ed il teatro.
La sua gestualità pittorica viene quindi "trasportata" in queste nuove esperienze, esprimendosi con gli studi preparatori di trucchi speciali per le sue note trasformazioni televisive - Striscia la Notizia - e con le scenografie per gli spettacoli teatrali: il suo Petrolini, Petrolini, di cui è autore e interprete, viene presentato in anteprima nel 1997 a Livorno in occasione di "Serata futurista". In questa occasione, Ballantini incontra Osvaldo Peruzzi, l'ultimo futurista vivente. Lo stesso spettacolo sarà in cartellone nel 2000 ad "Asti Teatro", rassegna diretta da Vittorio Sgarbi. Sempre nel 2000 conosce Michele Rossi per il quale realizza ritratti di alcuni grandi personaggi dello spettacolo italiano: Bice Valori, Fred Buscaglione ed Erminio Macario per il festival "Acquaviva nei Fumetti" di Acquaviva Picena (dove ha modo di conoscere Silvia Ziche e Giuseppe Palumbo) ed Aldo Fabrizi per l'omaggio realizzato dal comune di San Salvo. Nel Maggio 2001, come "inviato" per il tg satirico di Antonio Ricci, incontra a San Benedetto del Tronto Achille Bonito Oliva alla mostra "A.B.O. - Le arti della critica", con cui ha modo di parlare di pittura e da cui riceverà proficui consigli. Nello stesso periodo conosce il giornalista Stefano Lorenzetto che gli propone di realizzare una nuova esposizione personale alla Galleria Ghelfi di Verona. La presentazione del catalogo sarà affidata, grazie ai buoni auspici della comune amica Marta Marzotto, a Giancarlo Vigorelli. La mostra, tenutasi nel Maggio 2002, ha un ottimo successo di critica e di pubblico, costituendo quindi una vera e propria "rinascita"come pittore. Nell'Ottobre dello stesso anno, Ballantini espone alla Galleria Borromeo di Padova; nel mese successivo, visita Jean Michel Folon nello studio dell'artista a Montecarlo e Pietro Cascella nell'atelier di Fivizzano, i quali lo incoraggiano mostrando di apprezzare le sue opere. Intanto partecipa con il Gruppo Labronico ad un'esposizione al Parlamento Europeo di Bruxelles. Si intensifica il rapporto con Achille Bonito Oliva, che stimola Ballantini ad una scelta più coraggiosa ed accurata delle opere da preferire rispetto alla passata produzione. Anche Giancarlo Vigorelli, mostra di apprezzare questa trasformazione. Per il catalogo della mostra, il gallerista Sorrentino propone al prof. Luciano Caprile una visita nello studio di Ballantini a Milano. Da questo incontro nasce un'intesa culturale sulle tematiche delle opere e Caprile decide con entusiasmo di occuparsi della stesura del testo critico.