Adriano di Spilimbergo di origine friulana è nato nel 1908 a Buenos Aires. A Milano compie gli studi e frequenta l'Accademia di Brera. L'incontro con il critico Edoardo Persico nel 1929 è decisivo per la sua pittura che approda a quella tavolozza di fondo chiaro che suggerirà a Guido Piovene la definizione di "Chiarismo" riferita alle esperienze dei cinque giovani milanesi: Spilimbergo, Lilloni, Del Bon, De Rocchi, De Amicis. Si radunavano nei primi anni trenta al caffè Mocador di piazza Beccaria insieme a Sassu, Birolli, Ghiringhelli, Bogliardi, mentre a Torino si facevano luce i giovani del "gruppo dei sei", a Roma s'imponevano all'attenzione Mafai, Pirandello, Gentilini ed a Como il gruppo degli astrattisti. Spilimbergo cercava la sua strada ascoltando l'insegnamento di Gola: "dipingere alla luce piena delle cose", ma attento anche alle esortazioni di Persico che parlava di candore morale, di chiarezza dell'anima, di sentimento religioso. Nel 1929 espone per la prima volta alla Galleria Bardi e nel '31 alla Galleria del Milione. Numerosissimi sono i premi conseguiti: fra i primi, la Medaglia d'Oro alla Esposizione Internazionale di Parigi nel '37, ed il Premio Fumagalli nel '39. È stato membro della giunta esecutiva della IX Triennale di Milano e per molti anni ha fatto parte del Consiglio direttivo della Permanente. Ha esposto alle Biennali di Venezia negli anni 1940, '48, '52. Sei anni dopo la sua morte avvenuta nel dicembre del 1975 la Permanente gli ha dedicato una grande mostra antologica presentata da Guido Perocco, Raffaele De Grada e Mario Ghilardi. Nel 1981 una successiva mostra viene allestita dalla Galleria Ponte Rosso con presentazione in catalogo di Mario Ghilardi. L'ultima mostra personale è stata allestita dalla Galleria Ponte Rosso nel dicembre 1998 con presentazione in catalogo di Elena Pontiggia.